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di Paul Meyer | 1960, 80′
L’emigrazione italiana e sarda nelle miniere
del Belgio. In collaborazione con la Cineteca Sarda –
Società Umanitaria, presenta il film Antonello Zanda
di Vittorio de Seta | 1955, 11′
Le miniere di zolfo in Sicilia
di Alberto Diana 2019, 56′
Il paesaggio minerario e post-industriale del Sulcis. Con la presenza del regista.
Incontro aperto con il fotografo Davide Virdis. Presentazione del progetto Fuori nel Lockdown. Esplorazioni nella città immobile
di C. Mangini e P. Pisanelli (57′, 2020). Conflitti e memorie nei diari fotografici della grande documentarista Cecilia Mangini
di M. D’Anolfi e M. Parenti (80′, 2013)
Il Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, una fabbrica di guerra in tempo di pace nel paesaggio selvaggio della Sardegna orientale
Laboratorio di ricerca e produzione fotografica sul concetto di paesaggio contemporaneo. Aperto a fotografi e interessati al linguaggio delle immagini. Posti limitati.
di Giovanni Cioni (95′, 2019)
Siamo in un film nel film, sviluppato intorno alle prove di alcuni dialoghi fra Totò e Ninetto Davoli in Che cosa sono le nuvole? di Pasolini e frammenti di La Vita è sogno di Calderon de Barca. Queste prove interpretate, ripetute, con i ciak, da detenuti di un carcere, diventano gli innesti di racconti di sogni e storie di vita.
di Sara Fgaier (20′, 2018)
Una donna dà voce al testo “Gli anni” di Annie Ernaux, pochi frammenti raccolti sulle rive di una Sardegna senza tempo. Gesti, volti, scene di vita vissuta in famiglia, rimontate e disancorate dal contesto di provenienza, diventano elementi espressivi di una confessione che è allo stesso tempo scoperta di sé e racconto collettivo. Una promessa da rinnovare, inscritta nello scambio tra l’archivio e la parola.
di Anna Marziano (53′, 2017)
Un flusso di memoria in cui si susseguono frammenti di incontri avvenuti in India, Germania, Francia, Belgio e Italia. Immagini in 16mm e Super8 che danno vita a una conversazione plurale in cui il saggio e la poesia si intrecciano. Una vasta esplorazione di diversi tentativi d’amare che attraversa il labirinto della violenza domestica e del dolore causato da ideali o circostanze sociali.
di Anna Marziano (France, 12′, 2011)
Cambiare casa e ricostruirsi una rete di relazioni in un nuovo posto, cercando di capirne le dinamiche: per gli abitanti delle zone dell’Abruzzo colpite dal terremoto del 2009, e rimasti senza casa né riferimenti, sono esigenze necessarie e fondamentali. Il cambiamento ha toccato tutti e ognuno reagisce a suo modo, anche se del loro passato non è rimasto nient’altro che un souvenir di Pompei.
di Marta Anatra (20′, 2019)
1969/2019. In una temporalità ambigua, un gruppo di bambini in bicicletta percorre il territorio polimorfo di un piccolo villaggio industriale nel sud della Sardegna. Che cosa è successo in questi 40 anni? Le loro avventure si mescolano con i veri archivi per mostrare l’esperienza di una sola generazione, che ha attraversato la nascita della società industriale fino al suo declino.
di Giulia Camba, Elisa Meloni (12′, 2019)
Ausonia vive nell’oblio: è un luogo che fa parte della storia di Cagliari di cui non rimane alcuna traccia materica. I racconti degli sfollati che l’hanno abitata nel dopoguerra si trasformano in suggestioni visive, richiamando il modo in cui i vuoti di memoria vengono naturalmente riempiti con la fantasia, che si mescola alla realtà.
Laboratorio di fotografia a cura di Davide Virdis
4, 5, 6 settembre 2020 – Pozzo Podestà, Miniera Argentiera
Davide Virdis esplora il centro della città e le sue periferie concentriche, rilevando il rapporto tra lo spazio urbano e la dimensione umana e abitativa, restituendo un importante documento fotografico di una Firenze travolta dall'improvvisa assenza delle moltitudini di visitatori e turisti.
Il senso di sospensione e inquietudine, la commistione tra abbandono e recupero generano un continuo flashback visivo, un costante interrogarsi sul durante, piuttosto che sul prima e il dopo. Da qui la ricerca di una traccia di un percorso di esplorazione, piuttosto che di definizione.
Una dualità mai in equilibrio. Fascino sospeso tra un passato ingombrante e immanente - fatto di sudori, fatica e sfruttamento ambientale e sociale - e un futuro potenziale, oscillante tra turismo e determinazione identitaria.
È il paesaggio dell’ambiguità, materia preziosa e scarti inutili, nel quale si ha spesso difficoltà a distinguere la linea d’orizzonte naturale dai cumuli dei residui della lavorazione. Sono i risultati del rapporto di collaborazione indotta tra uomo e natura che raccontano alcuni scenari rappresentativi dell’ambiguità di un paesaggio alterato negli anni dalla traumatica azione destabilizzatrice della miniera e oggi restituito alla lenta azione inclusiva della natura.
Tra riflessi, trasparenze e filtri solo percettivi si coglie un passato di differenze di classe che sono decadute o si sono ribaltate in un presente incerto che sembra - stancamente - guardare al futuro con l'attenzione concentrata sui soggetti che appaiono più vivi e presenti: la Chiesa di Santa Barbara e il Mare.
Fra le roboanti macerie di una società della miniera e i suoi panorami collinari idilliaci - mai respingenti - si avvertono ancora le onde sonore della società della miniera, che sembrano riecheggiare dal tempo. I frammenti permangono attraverso quelle genti, discendenti resilienti della miniera, che ancora vivono nel paesaggio, dopo l'ultima volata.
L’Argentiera, luogo nato come posto di lavoro e di estrema fatica, si è trasformato nel tempo in un luogo di vacanza. Una sorta di parco a tema dove i ruderi dell’ archeologia mineraria rendono “pittoresca” l’esperienza dei vacanzieri. A differenza di un parco tematico però quei luoghi sono veri, hanno una loro storia e non sono frutto del lavoro di un bravo scenografo.